Tomato Revolution: i produttori

Tomato Revolution è un progetto di filiera biologica, legale e trasparente del pomodoro.

Nato nel 2016, coinvolge piccole cooperative di produttori operanti in aree ad alto rischio di sfruttamento, della terra e del lavoro. È in queste zone che vengono coltivati e trasformati i pomodori, valorizzando le varietà e le tradizioni enogastronomiche locali.

la legalità fa buono il pomodoro tomato revolution

  • Cooperativa Rinascita

Fondata nel 1977 a Madonie in Sicilia, Rinascita coinvolge una trentina di soci.

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Rinascita dal 2006 gestisce l’intera filiera di produzione del pomodoro Siccagno, dalla coltivazione, alla raccolta, trasformazione e commercializzazione. La vicinanza dello stabilimento ai campi garantisce che il prodotto biologico venga conferito appena raccolto, mantenendo inalterate le caratteristiche qualitative ed organolettiche del pomodoro Siccagno, che viene trasformato entro 24 ore dal suo arrivo.

Dal terreno crescono pochi frutti piuttosto piccoli ma ricchi di sostanze antiossidanti e con una forte concentrazione di vitamine e zuccheri.

I soci di Rinascita non praticano la monocultura. Accanto ai pomodori crescono anche legumi e grano duro, che vengono venduti al trasformatore o al pastificio dove vengono lavorati. Nella cooperativa c’è una grande attenzione al rispetto della legalità. Tutta la filiera dev’essere trasparente e ogni anello della catena, produttore, trasformatore, commercializzazione deve rispettare le leggi.

  • Cooperativa Prima Bio

Fondata nel 1998 sul Gargano in Puglia, Prima Bio coinvolge una trentina di persone e tre aziende biologiche.

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Per le loro verdure biologiche utilizzano tecniche ecosostenibili, cercando di ridurre al minimo i consumi energetici, idrici e gli scarti alimentari.

Per Prima Bio è estremamente importante mantenere una politica di lavoro etica, garantendo il rispetto delle norme di tutela del lavoratore, una busta paga equa e un ambiente di lavoro sereno.

Nel loro territorio, non lontano dal famigerato ghetto di Rignano, la zona è nota per la strumentalizzazione del lavoro nero, l’immigrazione ed il caporalato. Nonostante le molte difficoltà, la cooperativa è sempre riuscita a portare avanti una politica di assunzioni legale e multietnica. Alcuni dipendenti di origine straniera parlano correntemente il dialetto pugliese, dimostrando di essere integrati al 100 %!