8 Giugno – Giornata Mondiale degli Oceani

Oggi è il World Ocean Day

La Giornata Mondiale degli Oceani è stata proposta in occasione della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, e riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 2008.

Tra le azioni mirate alla tutela degli Oceani è da menzionare il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030) proclamato dalle Nazioni Unite e coordinato dall’UNESCO, per promuovere il ruolo delle scienze del mare nello sviluppo sostenibile e nel raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

agenda 2030 obiettivi di sviluppo sostenibile onu

Perché l’Oceano è così importante?

In un articolo pubblicato da National Geographic, si può leggere un’intervista a Francesca Santoro, specialista di programma della Commissione Oceanografica Intergovernativa UNESCO e responsabile dell’Educazione all’Oceano nell’ambito del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

In questa intervista, Santoro ci dice che sono davvero tanti i motivi per cui l’oceano è fondamentale anche per la vita sulla terra:

  • Produce dal 50% all’80% dell’ossigeno del pianeta;
  • Assorbe circa il 30% dell’anidride carbonica emessa dalle attività umane e circa il 90% del calore in eccesso;
  • Per quanto riguarda il cibo invece, il 16% delle proteine animali che ingeriamo viene dal mare, ma questa media in alcuni paesi arriva al 60%.

E questo solo per dirne alcune.

Quali sono i principali rischi per oceani e mari?

Quando si parla di salvaguardia delle acque e della vita marina è molto probabile che ci vengano in mente le immagini delle isole spazzatura, dei mari e delle coste infestati dalla plastica, delle balene giunte a riva senza vita, dopo aver ingerito grandi quantità di plastica.

In realtà, ad affliggere la vita degli oceani e disturbare la vita degli ecosistemi non è solo l’inquinamento da plastica: ci sono anche, ad esempio, la pesca intensiva, lo sfruttamento delle risorse e la distruzione degli habitat, la crisi climatica e il conseguente surriscaldamento globale. Si stima che il riscaldamento delle acque e la deossigenazione degli oceani potrebbero da soli portare a un’estinzione di massa di moltissime specie marine.

oceano prima e dopo

Fotografia di: The Ocean Agency

A voler essere precisi, poi, l’inquinamento delle acque può essere di diversi tipi e la plastica è solo uno di questi.

  1. Esiste l’inquinamento chimico delle acque, ovvero l’introduzione di elementi contaminanti. Di questa categoria fanno parte pesticidi, erbicidi, concimi, detersivi, prodotti chimici industriali e, ovviamente, il petrolio.
    Quando viene riversato in mare, il petrolio si estende sulla superficie dell’acqua dando origine a una patina oleosa omogenea e continua che causa la morte di numerosi organismi. Inoltre, le sostanze tossiche contenute nel petrolio vengono assimilate dagli organismi marini e, attraverso la catena alimentare, possono provocare seri danni a molte specie di uccelli, rettili e mammiferi.
  2. Un’altra tipologia da considerare è l’inquinamento acustico: può sembrare strano, perché non è una forma di inquinamento visibile e quindi siamo soliti non pensarci. Tuttavia, l’emissione continua di rumori forti provenienti da navi, dispositivi sonar e piattaforme petrolifere alterano i suoni naturali dell’ambiente marino e disturbando la comunicazione di moltissimi mammiferi marittimi e complicando schemi migratori, riproduzione e procacciamento del cibo di animali come balene e delfini.
  3. Le acque subiscono anche l’inquinamento luminoso: la luce altera i normali cicli di migrazione, riproduzione e alimentazione. Rende più facile per i predatori reperire i pesci più piccoli e può influire sulla riproduzione dei pesci di scoglio, più vicini alle rive illuminate.
  4. E infine, l’inquinamento da plastiche, che tra poco affronteremo più da vicino.

L’inquinamento da plastiche

Alcuni numeri sulla plastica:

Metà di tutta la plastica prodotta è stata realizzata solo negli ultimi 15 anni; La produzione è aumentata in modo esponenziale (dai 2,3 milioni di tonnellate del 1950 ai 448 milioni di tonnellate del 2015). Si stima che questo dato raddoppierà dal 2050.

Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani. Si stima che la plastica rappresenti l’80% dei rifiuti marini.

– Spesso le plastiche contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e durevoli. Queste sostanze possono prolungare la vita dei prodotti, anche dopo che vengono gettati. Questo comporta che alcune plastiche possano durare anche 400 anni prima di degradarsi.

L’obiettivo della Giornata Mondiale degli Oceani

La giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli oceani per il nostro pianeta e per promuovere azioni volte alla loro conservazione e protezione.

E’ importante chiedere ai leader dei paesi di tutto il mondo di agire per preservare una fonte importantissima di biodiversità e di attivare soluzioni efficaci contro la crisi climatica.

Il tema di quest’anno è Pianeta Oceano: le maree stanno cambiandoa sottolineare e ribadire come gli oceani coprano “la maggior parte della terra, ma solo una piccola parte delle sue acque è stata esplorata. Nonostante la totale dipendenza dell’umanità da esso e rispetto all’ampiezza e alla profondità di ciò che ci offre, l’oceano riceve in cambio solo un frammento della nostra attenzione e delle nostre risorse. Ma le maree stanno cambiando”.

Piccoli gesti quotidiani possono fare la differenza nel proteggere i nostri oceani. Non sprecare acqua, utilizza detersivi e solari biologici e naturali, non gettare la plastica in mare o in spiaggia e molto altro ancora!

Potete trovare maggiori informazioni sul sito di World Ocean Day, ogni pagina è traducibile in italiano selezionando la lingua dal menù a tendina.